Il titolo di miglior cortometraggio della tredicesima edizione del festival internazionale di cortometraggi, scelto da una giuria di esperti, se lo è aggiudicato il documentario danese di Jesper Dalgaard “Weltschmerz”. Che visione può avere un cieco della morte? Lo racconta “Weltschmerz”, il corto-documentario di Jesper Dalgaard che vince la tredicesima edizione di SorsiCorti, il festival internazionale di cortometraggi che, quest’anno, ha animato Sala delle Capriate di Palazzo Chiaramonte Steri. La giuria di esperti, formata da Martino Lo Cascio, Tatiana Lo Iacono e Andrea Grasselli, ha scelto come miglior corto quello danese, prodotto nel 2018, che in poco meno di mezz’ora affronta il tema della disabilità trasformando la produzione cinematografica in un’esperienza visionaria.

Con grande empatia e sensibilità, Jesper Dalgaard (il regista) e Anna-Sophia (la protagonista ipovedente) costruiscono vita, performance e racconto in un intreccio tanto originale quanto imprevedibile. “Quale sguardo teatrale è possibile per chi è privato della vista? Come si articolano le domande esistenziali di ciascuno quando si vivono mondi tanto divergenti? – spiega la giuria -. Muovendosi efficacemente nello spazio liminare tra reale e surreale, questi interrogativi riecheggiano lungo tutto il documentario, dove l’espressione della protagonista dialoga con quella dei compagni di viaggio ed emerge la rappresentazione teatrale come necessità vitale. La rarefazione sul palcoscenico e la densità delle riflessioni sono lo specchio di un modo altro di esperire il mondo”.

A vincere la miglior regia, invece, è stato il corto olandese di Marc Wagenaar “Dante vs. Mohammed Ali”. La pellicola parte dal presupposto che se le regole sono regole bisogna lottare contro, soprattutto in un ring. L’opera di Marc Wagenaar, infatti, spiazza per l’efficacia e la semplicità della tesi di fondo: lottare per amare ovvero l’amore come lotta continua. “Come possiamo reagire quando le emozioni che sentiamo dentro differiscono da ciò che percepiamo là fuori? Come costruire se stessi senza l’intima sensazione di avere tradito la propria anima?” spiega ancora la giuria.

Una menzione speciale è stata assegnata al corto italiano di Roberto Catani “Per tutta la vita”. Cinque minuti di animazione romantica, un percorso virtuoso immerso in un’atmosfera color pastello. “Un corto che riesce con leggerezza a esprimere la potenza dell’amore in adolescenza, fase cruciale della vita e momento di infinite sperimentazioni. Divertente e delicata, l’animazione di Roberto Catani è realizzata mescolando sapientemente levità e profondità delle metamorfosi” racconta ancora la giuria. Il premio del pubblico infine è andato a “Champion” di Mans Berthas, fiction svedese del 2015.

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