La “Med Studios” gestiva la produzione del “romanzo popolare” voluto da Giovanni Minoli. I lavoratori coinvolti nel crack non hanno ancora ricevuto un equo rimborso
E’ ripresa in questi giorni la messa in onda di “Un posto al sole”, la soap opera targata Rai realizzata a Napoli che ha raggiunto, nonostante il fermo biologico dovuto all’emergenza sanitaria, il suo 24° anno consecutivo di produzione e messa in onda. Ma, a proposito di soap opera targate Rai, c’è una “coda giudiziaria” a Messina per Agrodolce, la soap opera, anzi il “romanzo popolare” come lo definì Giovanni Minoli, tutto siciliano andato in onda sulla Rai tra il 2008 e il 2009 che fu annunciata come l’erede designata e di successo proprio di “Un posto al sole”, e che invece si rivelò un vero e proprio fallimento.
Ieri, 13 luglio, si è trattato davanti al giudice Tiziana Leanza della bancarotta fraudolenta della Med Studios, una delle società del gruppo “Einstein Fiction” del manager Luca Josi, che è stato assistito dagli avvocati Giovanni Randazzo e Giancarlo Scollo. L’udienza si è conclusa, relativamente allo stralcio in oggetto, con il rinvio a giudizio dello stesso Luca Josi, in qualità di presidente del Cda della Med Studios, con l’accusa di bancarotta fraudolenta, in relazione ad uno dei due capi contestati inizialmente dalla Procura, quello relativo alla tenuta dei libri contabili, mentre, per un’altra accusa, il gup ha dichiarato il “non luogo a procedere”.