Alzi la mano chi, alla vigilia di un doppio turno interno contro avversari di certo non trascendentali, avrebbe pensato alla conquista di un solo misero punticino. Credo proprio nessuno.

Eppure la partita di ieri contro il Lecco, rivitalizzato dalla cura Bonazzoli, nasceva tra mille insidie, specialmente pensando ai letali contropiede che pochi giorni prima avevano, da un lato, messo in crisi il Palermo contro lo Spezia e, dall’altro, permesso alla compagine lombarda di conquistare la prima vittoria in campionato sul terreno del Pisa.

Campanelli d’allarme che sono rimasti inascoltati e che, uniti ad una prestazione, dalla cintola in giù, disastrosa, al cinismo degli avanti ospiti ed alla grande prestazione del portiere Melgrati, hanno partorito la seconda sconfitta interna della stagione.

Ecco, un dato che allarma è proprio questo. In casa il Palermo ha conquistato solo sette dei quindici punti disponibili. Frutto, di prestazioni quasi sempre fotocopia.

Tanta sofferenza nella costruzione del gioco, difesa traballante, poco cinismo nella finalizzazione, troppe giocate spalle alla porta, scelte tecniche alquanto discutibili.

Ma andiamo per ordine.

Il Palermo, in particolare nei primi quarantacinque minuti, pur non facendo nulla di straordinario,non è dispiaciuto. Tanto possesso palla, tante verticalizzazioni,tante occasioni ma poca cattiveria. Le statistiche parlano chiaro. La squadra allenata da Eugenio Corini tira tanto in porta ma finalizza poco. Purtroppo, per la storia della coperta troppo lunga o corta che dir si voglia, questo sbilanciamento è stato pagato a caro prezzo.

Mentre la settimana precedente avevo parlato di un centrocampo troppo di contenimento, stavolta la totale assenza di incontristi ha fatto si che si creassero nella zona nevralgica del campo dei buchi mostruosi sui quali gli avversari si sono fiondati, con molta semplicità , evitando qualsiasi forma di leziosismo e concretizzando.

La difesa, poco protetta, è così andata in bambola, in special modo sulle percussioni degli esterni lombardi che hanno provocato danni devastanti. Prova provata le due reti siglate con degli affondo perentori sia a destra che a sinistra agevolati dalla scarsa vena dei nostri terzini Lund e Mateju e da un momento di appannamento della coppia centrale Lucioni-Ceccaroni. In particolare, clamoroso il liscio del centrale ex Venezia che ha permesso al giocatore nativo di Palermo e cresciuto a San Cipirello, Giovanni Crociata, di segnare da pochi passi il gol del vantaggio ospite.

Errori che in B si pagano a caro prezzo e che hanno messo la partita inevitabilmente in salita.

Certo, poi le grandi parate di Melgrati, il troppo leziosismo sotto porta ( tante volte giocatori in posizione di sparo hanno inspiegabilmente fatto dietrofront come se avessero paura di tentare la conclusione ), la sfortuna sotto forma di due clamorose traverse hanno incanalato il match verso la sconfitta sin dai primi quarantacinque minuti.

Nella ripresa, ecco le maggiori preoccupazioni, tutti ci saremmo aspettati un Palermo all’arma bianca. La partita era ancora recuperabile ma, eccetto la traversa di Soleri ed un finale garibaldino ma giunto troppo tardi, si è praticamente regalato un tempo alla squadra ospite che non ha faticato più di tanto per portare a casa un successo alla vigilia insperato.

I cambi, e vengo alla gestione tecnica del match, non hanno sortito effetti.

Se da un lato sostituire Mateju era d’obbligo visto la sofferenza del terzino nel contenere le scorribande degli esterni del Lecco, mi chiedo. Perchè Graves. In settimana non si provano cambi modulo? Non sarebbe stato più opportuno passare ad una difesa a tre con l’inserimento di Insigne e Valente sugli esterni? Anche per scompaginare le carte al tecnico avversario.

Capitolo Lund. Ottimo giocatore, ma inevitabilemte provato da tanti mesi di attività continua. Ieri a fine primo tempo aveva già esaurito la benzina. Il cambio con Aurelio era da effettuare sin dall’inizio della ripresa.

Vasic. Giocatore di fantasia, estroso. Nel ruolo in cui viene schierato, sembra come ingabbiato. In mediana non rende come dovrebbe.

Segre out dalla formazione titolare. In un centrocampo per l’ennesima volta modificato, avrei dato per scontato il suo ingresso al posto dell’infortunato Vasic. Corsa, dinamismo, ripartenze. Era quello che ieri sarebbe servito come il pane.

Mancuso e Di Francesco out al 55′. Eppure non erano dispiaciuti. Perchè non tenerli in campo, a meno che non avessero problemi fisici? Entrambi hanno nelle loro corde, il colpo che poteva riaccendere la partita.

Tutte circostanze, quelle che ho elencato, che nel secondo tempo sono state alla base del “default” rosanero.

E’ comunque sotto gli occhi di tutti che il Palermo, in casa, soffre e parecchio. Non è da consolazione pensare che molte squadre patiscono gli stessi nostri problemi. Il Palermo ha l’organico per far si che in casa il gioco possa scorrere fluido e armonico. Cosa che, agli occhi di tutti, ancora non avviene. E credo che anche il tecnico la pensi così visto che continua a rivoltare come un calzino la nostra mediana in occasione di ogni incontro. Sembra ancora non aver trovato la “quadra”.

Adesso, calma e tranquillità.

Guardiamo il lato positivo. Con una partita in meno, il Palermo è quarto, ad un punto dal secondo posto. Il campionato è lungo e già sabato la partita di Marassi stuzzica l’appetito del popolo rosanero. Si gioca in trasferta, dove il ruolino di marcia è veramente da prima della classe. E poi….con la Sampdoria c’è qualche conticino in sospeso che sarebbe opportuno iniziare a saldare, già a partire dall’incontro del 4 novembre.

Il cammino è ancora lungo. Ma spetta, in primis al tecnico ed eventualmente alla società a gennaio, trovare una soluzione ai problemi tecnico tattici che ostacolano al momento il Palermo dall’effettuare un grande campionato.

Attendiamo fiduciosi, ma….occhi aperti.