A mente fredda le partite si analizzano meglio e gli aspetti, sia positivi sia negativi, del match disputato 24 ore prima assumono contorni molto più chiari.
Cosa ci “Insigne” allora il sofferto successo di ieri pomeriggio contro il Pisa di mister Aquilani?
Intanto, il ritorno alla vittoria. Tre punti che mancavano dall’8 novembre (1-0 contro il Brescia al Barbera) e che spezzano un triste ruolino di marcia fatto di appena sei punti in otto partite.
Allora, più che guardare alla classifica dato che ancora è presto per ogni tipo di considerazione, occorre invece concentrarsi su tutto ciò che si può migliorare e sistemare, visto che alla fine del girone d’andata mancano solo due partite.
Se analizziamo il match di ieri, a parte il risultato, le ritrovate giocate ed il talento di alcuni solisti chiave del Palermo come Insigne e Segre, alcune verticalizzazioni fino a ieri praticamente sconosciute, potremmo dire nulla di nuovo sotto il sole, o meglio la pioggia ( meteorologicamente parlando visto il tempaccio che ieri si è abbattuto sulla nostra città ).
Melius cavere quam pavere (Meglio stare attenti che aver paura), dicevano i latini.
Sembrava che finalmente la squadra avesse vinto le ritrosie mentali che l’avevano bloccata nelle partite precedenti. E, sebbene in qualche parte del match, ciò è accaduto, purtroppo siamo ancora lontani dalla risoluzione del problema. Non si spiegherebbe altrimenti l’ennesimo, incredibile, blackout , della prima mezz’ora di gioco dove il Palermo non ha visto palla davanti ad un Pisa deciso, che ha mostrato interessanti trame di gioco, con la ricerca continua di verticalizzazioni sugli esterni e con un Marin padrone incontrastato della fascia mediana del campo.
Poi, la prima svolta. La marcatura annullata dal Var per fuorigioco ai toscani e, subito dopo, il gran gol di Insigne oltre ad avere l’effetto di un violento uppercut che sembrava stendere gli avversari, avevano come sbloccato mentalmente i nostri, galvanizzandoli. Finalmente pressing, corsa e trame piacevoli che proprio sul finire del tempo hanno portato al raddoppio sull’asse Insigne-Brunori. Partita chiusa? Nient’affatto.
Incredibilmente ad inizio ripresa hanno ripreso a riaffiorare paure e blocchi ai più inspiegabili ed in poco meno di 5 minuti il Pisa, con poca fatica, ha riagguantato la partita mettendo le premesse addirittura per far sua l’intera posta in palio.
Ma, ricordiamo che il calcio non è una scienza esatta e proprio sul più bello per gli ospiti, prima l’espulsione del miglior giocatore Marin, anch’essa sancita dal Var per gioco violento e poi, le mosse azzeccate dalla panchina, ovvero l’ingresso di Soleri e Stulac hanno permesso che i nostri conquistassero metri in campo e, con essi, i tre punti.
Quindi ieri abbiamo assistito al solito canovaccio delle partite interne dei rosa. Ancora una volta il pressing avversario ha creato non pochi problemi al nostro centrocampo, troppo fragile e incapace di arginare le folate degli ospiti che, bisogna ricordarlo, si sono presentati al Barbera in formazione rimaneggiata.
Cos’è cambiato allora. Senza dubbio, l’aver sfruttato al meglio le poche occasioni avute, un pizzico di buona sorte ed una piccola, ritrovata, parvenza di gioco e di idee che stavolta è bastata a far nostra la partita. E’ da questo lumicino di speranza che si deve ripartire.
Ma ancora è presto per parlare di rinascita. E’ presto per parlare di sogni. E’ presto per dire che il periodo peggiore è passato.
Certo, i risultati sono la miglior medicina possibile, ma , se si vuole ambire al traguardo da tutti sperato, questo Palermo, e sottolineiamo, questo, non è ancora in grado di concretizzare i sogni di tutti.
Le due partite che mancano alla fine del girone d’andata ci diranno sicuramente qualcosa in più. Poi, toccherà alla Società fare la sua parte, intervenendo nell’organico con gli opportuni correttivi anche se, è doveroso sottolinearlo, il mercato di gennaio non è, storicamente, un mercato dove si possano concludere affari d’oro, perchè chi ha i giocatori buoni se li tiene oppure vuole in cambio una barca di quattrini. Bisognerà intervenire “cum grano salis”.
Ieri pomeriggio, freddo a parte, è stato servito a noi tutti un brodino rigenerante, ma, per passare ad un pranzo luculliano, la strada ancora è tanta.
Al “Rigamonti” di Como, tra sei giorni, affidiamo le prime speranze di un Palermo ritrovato e che possa tornare a dire la sua in un campionato, quello di B, dove l’equilibrio regna sovrano e dove tutto, come al solito, si deciderà in primavera.
Ad maiora, semper.