Quando oggi abbiamo letto la formazione che Dionisi aveva prescelto per la partita contro il Catanzaro, lo ammettiamo, siamo stati scossi da più di un fremito. Una vera e propria rivoluzione, rischiosissima, un vero e proprio o la va o la spacca ma che lasciava intendere già a priori che l’allenatore era andato comunque in confusione.

Speravamo tanto di sbagliarci, ardentemente. Ma alla fine il campo, inesorabile, ha decretato il risultato che non volevamo, l’ennesima sconfitta di un campionato che sta sempre più assomigliando ad una via crucis per i nostri colori.

Dionisi, nonostante l’invito esplicato per tutta la partita da parte della tifoseria, non molla anzi rilancia. Pur accollandosi le responsabilità di una squadra senza testa, in totale confusione e sempre più senza identità, non darà le dimissioni.

Ciò che però ci lascia alquanto basiti è che il tecnico toscano reputi comunque positivo il fatto di aver tirato 26 volte verso la porta ed aver effettuato 45 traversoni, quasi tutti calciati ignobilmente ed in maniera imprecisa.

Sinceramente c’è poco da stare allegri se, inspiegabilmente, le scelte cervellotiche dell’allenatore penalizzano le caratteristiche tecniche dei giocatori in rosa. Giocatori che , dal punto di vista della “fame” calcistica, non sembrano essere propriamente il top, anzi. E così. Pronti via, assedio del Catanzaro, e gol preso come una puntuale cambiale in scadenza con Biasci, bestia nera del Palermo, liberissimo di battere a rete indisturbato da pochi passi dopo un prolungato tiro al bersaglio da parte della squadra calabra.

Questo il biglietto da visita presentato ai 15.000 valorosi presenti sugli spalti che hanno subito compreso come il pomeriggio di oggi non sarebbe stato dei migliori, e non solo dal punto di vista climatico.

Oggi la partita è stata persa esclusivamente dal punto di vista tattico.

Rivoluzione in difesa, soltanto per l’assenza di Diakitè? La scelta più logica e la meno azzardata sarebbe stata quella di Buttaro come sostituto, invece cosa accade? Fuori Baniya, Ceccaroni ritorna al centro, Nedelcearu “da parecchio non giocava e quindi meritava di entrare in campo”, terzino destro a cui viene affidato il compito dei cross al centro, immaginate con quali risultati. A centrocampo fuori Verre ma è l’attacco che viene incomprensibilmente rivoluzionato con l’esclusione di Insigne e con la contemporanea presenza di due attaccanti, Henry e Le Douaron, avulsi dal gioco e completamente fuori partita sin dal fischio d’inizio. Ciliegina sulla torta, l’ennesima esclusione di Brunori. Il Catanzaro ha solamente approfittato della situazione, ha fatto un’onesta partita, ha concretizzato le poche occasioni avute ma certamente non era una squadra di alto valore o imbattibile, come non lo erano Salernitana e Cittadella, le altre due compagini “irresistibili” ad aver violato il “Barbera”.

E’ stato il solito Palermo anche sotto porta. Tanta imprecisione, legata a questo punto anche a grossi errori tecnici, tanta frenesia, tanta ansia. Soltanto al 70′ la rinuncia ai due attaccanti titolari, sotterrati ingiustamente da una valanga di fischi, per inserire Brunori ed Insigne. Un barlume di normalità che sembrava potesse bastare per fare propria la partita. E la sensazione era giusta, non fosse stato anche per il solito, clamoroso errore di arbitro e sala Var che hanno negato un clamoroso rigore ai rosa per un fallo di mano in area del Catanzaro. Per la serie piove sul bagnato.

L’amara giornata trovava poi degna conclusione, dopo altri due cambi stavolta incomprensibili specialmente quello di Ranocchia con Gomes, a sette minuti dal termine quando una difesa ancora una volta incredibilmente passiva permetteva al giallorosso Pompetti di prendere la mira indisturbato dal limite e far secco Desplanches, “sgonfiando” così il pallone rosanero.

Ci vuole un reset. Imprescindibile, se si vuole evitare un pericolosissimo impantanamento in zone di classica pericolose. Parliamoci chiaro. Sei sconfitte in diciassette partite sono una pietra tombale su ogni velleità di successo. Non vi sono i presupposti per sperare, anzi. La Società “deve” intervenire, considerato che non è possibile cambiare buona parte della rosa e rifondare come invece sarebbe più opportuno. Ma, purtroppo, non c’è il tempo per farlo.

Dionisi non è sereno, sta dimostrando di non essere abituato a reggere le pressioni di una piazza importante ed esigente come quella di Palermo ma la Società, con un mercato estivo inadeguato e incomprensibile ( infortuni di Gomis e Blin a parte) non lo ha di certo agevolato nel suo compito.

Adesso ci si mette anche il calendario che mette sulla strada dei Dionisi boys la corazzata Sassuolo, diciannove punti avanti ai rosa in sole diciassette giornate di campionato. Poi, si concluderà l’andata contro il Bari al “Barbera”.

“Non ci resta che piangere” è il titolo di un film di successo della coppia Troisi-Benigni ma in questo periodo, dei cinepanettoni natalizi, sembra essere il titolo più calzante per l’umore di tifosi ed addetti ai lavori rosanero. Si prospetta, ahinoi, un Natale assai amaro per i nostri colori.