Se ne è andato in silenzio, lontano dal clamore della stampa, diversamente da come accadeva negli anni della sua Presidenza dell’U.S. Città di Palermo, Maurizio Zamparini è uscito dalla scena di questo mondo in punta di piedi. Si è spento stanotte nell’ospedale di Cotignola, in provincia di Ravenna, dove era ricoverato da alcuni giorni.
Lo scorso 27 dicembre era stato ricoverato all’ospedale di Udine in terapia intensiva a causa di una peritonite, ma il suo fisico non ha retto al dolore per la morte di Armandino, il figlio più giovane, morto a Londra a causa di un’ischemia.
Nato il 9 giugno del 1941 in provincia di Udine, Maurizio Zamparini è stato un uomo che si è fatto da sé, imprenditore attivo nel campo immobiliare commerciale, immobiliare turistico, immobiliare residenziale, agricolo ed energetico e grande appassionato di calcio è stato anche un dirigente sportivo italiano.
Il suo percorso nel mondo del calcio iniziò nel 1986 nel Pordenone, club che poi cedette per acquistare il Venezia. A Palermo arrivò il 21 luglio del 2002, acquistando la società da Franco Sensi per 15 milioni di euro. Accolto trionfalmente dai tifosi palermitani riuscì a riportare la squadra rosanero in serie A dopo appena 2 anni.
Un delirio di gioia incontenibile per i tifosi rosanero che avevano atteso quella storica promozione per ben 32 anni. Zamparini visse il momento più alto della sua popolarità. I primi anni della sua presidenza furono costellati di insperati successi della squadra che raggiunse traguardi impensabili, come la prima storica qualificazione in Europa League il primo anno di serie A, nella stagione 2004/2005.
Durante la presidenza di Zamparini tantissimi campioni hanno calcato il campo del Barbera, da Corini a Zauli, da Toni a Barzagli. Campioni del mondo come Fabio Grosso e Zaccardo. Fabrizio Miccoli, Federico Balzaretti, Moris Carrozieri, Simon Kjaer, Josip Ilicic, Javier Pastore, Paulo Dybala, Franco Vazquez. Impossibile elencarli tutti. Così come i tecnici che si sono succeduti nella panchina rosanero. Il suo carattere vulcanico lo portava ad essere impaziente se non arrivavano i risultati, tanto da essere soprannominato “mangia-allenatori”.
L’apice della sua presidenza la raggiunse nella sfortunata finale di Coppa Italia del 2011, persa contro l’Inter. Il declino della squadra rosanero iniziò da lì, anche se intervallata da splendidi campionati come la stagione in serie B 2013/2014 con la straordinaria promozione in A dopo appena un anno in cadetteria e la seguente stagione in A che vide brillare la coppia d’attacco Dybala/Vazquez e l’astro nascente Andrea Belotti.
Dopo la retrocessione nella stagione 2016/2017 il rapporto tra Zamparini e i tifosi rosanero, già incrinato da tempo, diventa sempre più conflittuale. Archiviata definitivamente la storia d’amore dei primi anni della sua Presidenza, Zamparini viene visto dai palermitani come il male assoluto di Palermo, l’usurpatore e il tiranno.
Lasciato solo e circondato da gente che mal lo consigliava, Zamparini scivola sempre più in errori clamorosi. Indagato dalla Procura per falso in bilancio e autoriciclaggio, viene posto agli arresti domiciliari e non può più occuparsi del Palermo che nel frattempo viene ceduto dalla sua segretaria Daniela De Angeli ad Arkus, di proprietà dei faccendieri Salvatore e Walter Tuttolomondo.
È l’inizio della fine dell’U.S. Città di Palermo che dopo la penalizzazione di 20 punti in serie B, non viene iscritta al campionato cadetto e il 18 ottobre 2019 viene dichiarata fallita. I fratelli Tuttolomondo verranno arrestati un anno dopo con l’accusa bancarotta fraudolenta e per aver svuotato le casse della società. Al posto di salvarla, avevano portato la società al fallimento.
La storia di Maurizio Zamparini a Palermo è molto lunga e complessa, abbiamo voluto ricordare solo alcune delle tappe più importanti. Oggi che l’ex Presidente non c’è più, in tanti sui Social ne celebrano le gesta, ricordando come lui sia stato il presidente più vincente di tutta la storia del Palermo. Zamparini si era messo contro il sistema calcio, non proprio cristallino e composto da santi, era un personaggio scomodo, diceva sempre quello che pensava, spesso anche fuori le righe e il Palermo negli anni della sua reggenza dava fastidio al Palazzo ed a molte squadre che hanno banchettato sul cadavere dell’U.S. Città di Palermo. Rimarrà come una ferita profonda, che mai si chiuderà la finale dei playoff “Frosinone-Palermo”. Quella finale persa in quel modo, con un arbitraggio a dir poco discutibile con quei palloni in campo, se avesse avuto un risultato diverso, forse avrebbe cambiato la storia del Palermo.
Sicuramente Zamparini avrà avuto alcune colpe, su tutte quella di essersi fidato di gente senza scrupoli che lo hanno tradito, ma c’è una verità incontrovertibile: dopo essere stato molto amato è stato abbandonato, lasciato solo dalla maggior parte dei tifosi rosanero, molti dei quali oggi lo piangono e lo rimpiangono. Perché, si sa, la memoria è labile e molto corta. Dopo aver goduto per anni dei successi della squadra, alle prime difficoltà, in tanti hanno voltato le spalle, augurandosi che Zamparini andasse via.
“Meglio in C, che Zamparini presidente” – “Tornerò alla stadio, quando Zamparini andrà via”. Solo parole che il vento si è portato via. Nessuna polemica. I 4.748 spettatori di “Palermo-Tuscia” raccontano perfettamente la volubilità ed il senso di appartenenza ai colori rosanero dei molti palermitani.
Oggi che Zamparini è andato via per sempre, restano l’amarezza e il rimpianto per come è finita la sua avventura a Palermo, ma resteranno anche indelebili i ricordi di tutte le emozioni incancellabili che la città ha vissuto per oltre 15 anni. Perché la storia, quella vera, mai nessuno la potrà cancellare.
Addio Presidente!