Durante lo scorso weekend si sono tenute le ultime due repliche dello spettacolo teatrale “L’Ultima ribalta, recita dell’attore Vecchiatto di Gianni Celati”, portato in scena da Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, i padri fondatori della Compagnia Godot, presso la Maison Godot a Ragusa.
Una pièce dolce- amara, dove l’ironia dei testi si uniscono alla drammaticità della vita, la quale alterna momenti di grande notorietà a momenti di profondo declino, come quello che vivono i protagonisti della pièce teatrale, ovvero i due attori di fama internazionale Attilio e Carlotta, interpretati magistralmente da Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, i quali dopo anni di fama e appeal, si trovano davanti una realtà sorda e superficiale.
“Con Attilio e Carlotta, ovvero i protagonisti de L’Ultima Ribalta, abbiamo tante similitudini – il commento dell’Attore Vittorio Bonaccorso – Abbiamo scelto questo testo perché ci rappresenta totalmente, sia per quello che esprime sia per come affronta determinati argomenti che sono l’analisi sull’Arte. Cosa vuol dire essere artisti oggi in una società sempre più fredda e rigida nei confronti del Teatro, della Danza, della Pittura, della Musica…aspetti che invece dovrebbero essere riscoperti. Ad oggi c’è un qualcosa che cerca di minare la fratellanza tra gli umani e l’Arte può essere lo strumento utile per unire”.
“La pièce parla della vecchiaia come una delle varie fasi della vita, ma parla anche di emarginazione delle persone anziane e della solitudine. Il punto di contatto tra l’anziano e l’artista è proprio la solitudine, e loro sono due artisti anziani e soffrono e si sentono soli ancora di più, perché vivono nell’assoluta consapevolezza di un mondo sempre più distratto e superficiale, ed inoltre si avviano verso la fine del loro percorso – il commento dell’Attrice Federica Bisegna – Quello che ci ha colpito in questo testo è la miscela tra il tragico e il comico, e questo è il linguaggio che noi preferiamo, un linguaggio che abbiamo trattato tante volte in altre opere importanti, dove si parla di personaggi vecchi, come “Il Re muore”, è come se ci fosse la un filo conduttore che unisce tutto. Ognuno dovrebbe essere bambino, vecchio, uomo, contemporaneamente, per creare una empatia con gli altri”.
Qui di seguito il link con l’intervista completa a Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna