Sono in corso una serie di fermi tra Palermo e New York nei confronti di 17 persone ritenute appartenenti o legate ad una storica famiglia palermitana. I reati per cui si procede sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, turbativa d’asta e incendi aggravati dal metodo mafioso. Nell’operazione, coordinata dalla procura di Palermo, sono impegnati uomini del Servizio centrale operativo di Roma e di Palermo, della squadra mobile, oltre ad agenti del Fbi.
La famiglia mafiosa newyorkese dei Gambino, protagonista dell’inchiesta Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone negli anni ’80, torna al centro di una indagine congiunta dello Sco e dell’Fbi che oggi ha portato a 17 fermi tra la Sicilia e gli Usa. I “cugini “americani continuano a fare affari con gli affiliati siciliani, in particolare con vecchi boss dei clan palermitani di Torretta, Partinico, Borgetto. Dall’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo e condotta in stretta collaborazione tra le forze di polizia americane e italiane, è emerso lo stretto rapporto che continua a legare le due organizzazioni criminali.
Dai “cugini” siciliani hanno imparato il metodo: chiedere somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime. Una strategia che il racket del pizzo mafioso in Italia attua da tempo e che ora, su consiglio di un vecchio capomafia di Partinico, adottano anche oltreoceano. E’ uno dei particolari emersi nell’inchiesta congiunta, condotta dallo Sco e dall’Fbi, che oggi ha portato a fermidi affiliati mafiosi tra Italia e Usa. Sempre seguendo i suggerimenti del boss storico, gli americani avrebbero deciso di abbandonare le azioni violente nei confronti delle vittime optando per una linea più soft. L’inchiesta ha anche accertato che, in vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane da anni a New York, Cosa nostra siciliana avrebbe aiutato i clan americani a incassare facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Decine, infine, i taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai Gambino e scoperti Dall’Fbi.
Non sono più i tempi d’oro della Pizza Connection ma il traffico di droga, che negli anni ’70 e ’80 ha reso ricche le famiglie mafiose americane e siciliane, continua a legare le cosche dei due continenti. Lo ha acertato l’inchiesta dello Sco e dell’Fbi. L’inchiesta Pizza Connection accertò l’esistenza di un traffico di stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America gestito per Cosa nostra dai boss Leonardo Greco e Gaetano Badalamenti. I clan siciliani, insieme a trafficanti turchi che procuravano e raffinavano lo stupefacente, gestivano anche il riciclaggio dei proventi illeciti tramite colletti bianchi in Svizzera che facevano capo alle famiglie Cuntrera e Caruana.
Il vecchio boss Borgetto trait d’union con i clan Usa
Ruota attorno a Francesco Rappa, detto Ciccio, storico capomafia di Borgetto condannato definitivamente per tre volte per associazione mafiosa, l’inchiesta della Dda di Palermo che oggi ha portato al fermo di sette persone per mafia ed estorsione. L’indagine, condotta dallo Sco di dall’Fbi – altre dieci persone sono state fermate negli Usa – ha confermato l’esistenza di un solido asse criminale tra i clan di Borgetto, Partinico e Torretta e i Gambino di New York. Già a partire dagli anni ’70 Rappa era organicamente inserito nei colossali traffici di droga di Cosa nostra tra la Sicilia e gli Usa e fu arrestato negli Stati Uniti dopo essere stato trovato con ottantuno chili di eroina nascosti nella auto con cui era sbarcato dalla nave che lo aveva portato a New York.
Uscito di galera dopo tre condanne Rappa ha riassunto la propria influente posizione all’interno del clan ricollocandosi al vertice della famiglia mafiosa di Borgetto, continuando a mantenere rapporti con esponenti mafiosi come i Gambino di New York, dove attualmente risiede il figlio, Gabriele, ritenuto dalle autorità statunitensi affiliato alla cosca mafiosa criminale di oltreoceano. Ed è proprio grazie al figlio, che Rappa ha continuato a svolgere – scrivono i pm – il ruolo di “privilegiato ed autorevole interlocutore degli affiliati del sodalizio mafioso attivo negli USA, perpetuando, così, la sua delicatissima funzione di collegamento tra la consorteria mafiosa siciliana e quella statunitense”.
Il questore: “Rapporti consolidati tra Cosa nostra palermitana e quella americana”
“Sono consolidati e riattualizzati i rapporti di collaborazione tra Cosa nostra palermitana e quella americana”. Lo ha detto il questore di Palermo Maurizio Calvino a margine della conferenza stampa sull’indagine della Dda di Palermo sui rapporti tra Cosa nostra palermitana e quella americane e che ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari tra il capoluogo siciliano e New York.
“Il cuore di questa indagine – aggiunge – è la conferma del peso di parti importanti della mafia palermitana e del ruolo che ancora possono avere su situazioni di malaffare che riguardano compagini malavitose d’oltreoceano”. “Fra i reati contestati quello di estorsione – ha aggiunto Calvino – rimane la forma capillare di controllo del territorio da parte di cosa nostra e viene attuata oltreoceano con le stesse modalità e finalità con cui è attuata nel nostro territorio. Un metodo estorsivo che impone una diffusione più capillare, un’adesione meno traumatica ma più sostanziale e quindi più diffusa”.